L’era delle Vibes: il nuovo modo di comunicare sui Social
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L’era delle Vibes: il nuovo modo di comunicare sui Social

Se passi abbastanza tempo sui Social media non puoi non aver notato questo termine, molto diffuso ma fonte di confusione per i più adulti: vibe (o vibes, volendo utilizzare la forma plurale)

Sicuramente il passo successivo, quando ci si imbatte in una parola poco chiara, è cercare il suo significato sul vasto mondo di Internet. Il risultato che ne viene fuori è questo: letteralmente vuol dire “vibrazione”, ma leggendo bene ci sono altri significati che sembrano essere più coerenti con il contesto, come sensazioni ed emozioni

Vibe, nome – uno stato emotivo o l’atmosfera di un luogo, come percepito dagli altri.

To vibe, verbo – trasmettere un sentimento o un’atmosfera.

Volendo utilizzare le parole di WeAreSocial: “Siamo in una nuova generazione di contenuti social che connette le persone attraverso stati d’animo e sensazioni, non solo semplici interazioni”.

Si tratta quindi di un nuovo modo di raccontare

L’intento tuttavia non è raccontare un momento o una storia specifica, ma una sensazione personale e intima che possa essere condivisa anche da altre persone. Il tutto attraverso i visual content

È una conclusione alquanto interessante se si pensa che ad oggi la forma più diffusa sul web è sicuramente quella visiva. La troviamo nelle declinazioni di immagini e di video, grazie soprattutto allo spopolamento di TikTok, la nuova piattaforma Social che, se hai meno di 25 anni, non puoi non conoscere! 

Vibe Economy: cosa significa

Ma cosa si intende per Vibe Economy?

“A whole new genre of content and creator defined by curating a specific mood or feeling…”

Una scena romantica ripresa senza farsi notare, un video al tramonto in compagnia degli amici di sempre o un momento di solitudine in contemplazione della natura sono alcuni dei contenuti in cui, se ti imbatti su TikTok, puoi leggere l’hashtag #Vibin. 

I tre scenari trasmettono emozioni completamente diverse e sono in grado di catturare il rapporto tra una persona e l’ambiente circostante, facendo emergere un’ “aura” unica e irripetibile.

Ti chiederai, cosa li rende così speciali?

Semplice: si tratta di contenuti audiovisivi che non solo risultano più coinvolgenti ma, proprio come i meme, è possibile immedesimarsi in essi e farsi proiettare nel momento ripreso. 

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In TikTok and the Vibes Revival, Kyle Chayka afferma: “Esausti dall’Internet delle personalità e dell’individualità espressa, costantemente misurata e smistata per like, forse troviamo conforto nel rivolgere lo sguardo verso l’esterno. Avviene una sorta di auto-cancellazione del sé nell’abbracciare questo nuovo linguaggio, la sensazione di non essere “il personaggio principale” di una situazione ma un osservatore sostituibile.”

Storytelling e storydoing: quali sono le differenze?

L’era della Vibe Economy va di pari passo con quella del “raccontare attraverso le azioni”.

La presenza online dei brand non può che adattarsi a questa nuova tendenza, modificando la propria comunicazione dallo storytelling allo storydoing

Gli utenti non vogliono più sapere quali sono le caratteristiche di un determinato prodotto, ma vogliono vederlo in uso. Vogliono essere convinti di averne bisogno e vogliono poter vivere un’esperienza convincente. 

L’utente non è più né attore attivo, né attore passivo della comunicazione e della fruizione ma – finalmente, direi – co-creatore di prodotto e di esperienza. (Semrush

Convincere gli utenti ad acquistare o usufruire di determinati servizi, anche quando a causa della pandemia globale eravamo tutti chiusi in casa, non dev’essere stato semplice.

Ma è proprio in situazioni come questa che vengono fuori nuove strategie e che ci si reinventa. 

Un racconto non è più sufficiente: è richiesta l’esperienza, o perlomeno un’illusione di essa.

Si è diffuso quindi un nuovo modo di raccontare un brand, un servizio o un’azienda: diffondendo la sua storia e facendola vivere anche ai consumatori, attraverso contenuti digitali che trasmettono le “vibes giuste” (o, come direbbe la Gen Z, contenuti che superano il “vibe check”). 

Come stimolare una risposta emotiva

I brand devono avere la capacità di immergersi nella realtà e attivare un engagement carico di empatia ed emozioni, fino a fissare l’emozione nel ricordo. (TLC)

Non è una novità che una delle strategie di marketing più utilizzate è proprio quella emozionale: vengono cioè inconsciamente sfruttate le emozioni dei clienti per spingere all’acquisto.

Proprio come si viene attratti dalle forme e dai colori, dal packaging e dai materiali di un determinato oggetto, così siamo attratti dalla comunicazione sul web che ci fa apparire un prodotto più accattivante, smart e di valore. 

Nell’era dello storydoing non siamo solo attratti, ma siamo coinvolti nella creazione. Viene dunque valorizzata l’autenticità della comunicazione

Di seguito alcuni esempi attuati dai brand.  

1. La Galleria degli Uffizi sbarca su TikTok

Durante il periodo di pandemia la Galleria degli Uffizi di Firenze ha sopperito alla mancanza di visitatori in modo innovativo e coinvolgente. Infatti questo museo, adattandosi perfettamente all’era di TikTok, è sbarcato sul social pubblicando contenuti di breve durata ed umoristici. 

Una comunicazione fresca, poco seria e sicuramente innovativa per un museo d’arte che fino a poco tempo fa si è mantenuto molto lontano dai social. 

2. The Rock e la Apple

Immancabilmente anche l’azienda Apple è riuscita ad elaborare, con estremo successo, un caso di storydoing. 

Tramite la partecipazione di The Rock e il suo uso di Siri, dimostra tutte le potenzialità di questa intelligenza artificiale (puoi guardare lo spot qui). 

Ed ecco che la community social si mette in gioco, partecipando con contenuti che dimostrano cosa Siri è in grado di fare in concreto, utilizzando l’hashtag #SiriandtheRock. 

3. Il caso Ikea

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Il caso di questa grande azienda svedese è molto originale. Infatti, dopo aver lanciato Vallentuna, un nuovo configuratore online per divani che consente di progettare il sofà a seconda delle proprie esigenze, ha lanciato una sfida ai suoi followers: creare la forma più fantasiosa e strana e condividerla sui social. 

Tutti questi casi dimostrano l’importanza di saper interagire con la propria community… in modo decisamente non convenzionale!

In conclusione 

Raccontare una storia non è più sufficiente. 

I brand non sono soltanto un logo o uno slogan, ma devono saper esprimere la sostanza che vi è dietro, anche adattandosi ai nuovi social e alle vibes delle nuove generazioni. 

Oggi, integrare la modalità dello storydoing a quella dello storytelling è la strategia vincente, che consente di migliorare la brand positioning (il posizionamento del brand) e coinvolgere gli utenti. 

Ma il mondo del digital non finisce qui! Scopri quali sono I 6 errori più comuni sui Social Network per approfondire le tue conoscenze.  

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